La Tecnica ed il metodo di studio sono strumenti indispensabili per poter suonare ed affrontare qualsiasi
tipo di repertorio.
Il pianoforte, a differenza di uno strumento come la tromba o il clarinetto ad esempio (per
citarne un paio), produrrebbe un suono anche se colpissimo per sbaglio la tastiera. Per produrre un suono
intonato con uno strumento a fiato ci vuole tempo, pazienza e tanta tecnica. Lo stesso vale per il pianoforte.
Per poter ottenere determinate sonorità, sfumature, dinamiche, per poter suonare lentamente o
velocemente e molto altro ancora è necessario conoscere la tecnica, sapere come posizionare le mani,
come muovere il dito, come colpire il tasto, come articolare le dita, in poche parole "la meccanica". Poche
regole semplici che, una volta comprese e messe in pratica possono dare soddisfazioni.
Lo spartito, che si tratti di un movimento di Sonata, di una fuga di J.S. Bach, di una composizione
contemporanea o di un brano per "piccoli pianisti", è un testo che fornisce tante informazioni (e tanti misteri
irrisolti allo stesso tempo specie nei grandi capolavori).
Per poterlo suonare è necessario leggerlo,
comprenderlo e affrontarlo passo dopo passo, montarlo pezzo dopo pezzo come fosse un mosaico,
sviscerando la partitura in ogni sua parte dove necessario per poter risolvere i passaggi più difficili, per
memorizzare parti lunghe e complesse.
Tutto questo lavoro non serve ad altro che a semplificare
l’esecuzione, renderla lineare e fluida così da concentrarci su altri paramentri indispensabili per una buona
esecuzione.
Il momento in cui ascoltai questa musica per la prima volta fu determinante perché dal quel momento ne
diventai completamente attratto. Da bambino avevo sempre "suonato a orecchio" tra una fuga di Bach e
una maschera del Carnaval di R.Schumann, ma ero ignaro del fatto che esistesse un linguaggio musicale,
un codice, una prassi esecutiva, una incredibile libertà e versatilità.
Non spetta a me definire il Jazz, ancora oggi dopo un secolo non sappiamo bene cosa sia. Una cosa però
è certa: l’elemento che caratterizza questo linguaggio è l’improvvisazione.
I parametri musicali in fondo sono gli stessi che si parli di una Sonata di Scarlatti registrata da Scott Ross,
di Yesterday dei Beatles, del Köln Concert di Keith Jarrett o di Honeysuckle Rose del 1935 di "Fats" Waller:
melodia, armonia, ritmo, suono (come dire farina, acqua, lievito, sale!).
È il come questi elementi vengono utilizzati che fa la differenza. Cosa li muove? Come faccio a suonare gli
accordi a tempo con la melodia della canzone? Cosa suono su questi accordi? ecc. ecc..
La prassi del pianoforte Jazz ha il suo metodo che ti permette di far chiarezza sugli accordi e le sue sigle,
sui voicing, sulle forme e tanto altro.
Il percorso di studio devi pensare che è personalizzato a seconda del tuo livello (che tu sia un amatore o uno che ha già dell’esperienza), di quelle che sono le tue esigenze, di quello che hai voglia di imparare e di migliorare, degli obiettivi che hai voglia di raggiungere.